Jo Nesbø vince Raymond Chandler Award 2018.

by La Libraia

Sabato 8 Dicembre 2018, presso il teatro sociale di Como c’è stata la premiazione del Raymond Chandler Award, conferito allo scrittore Jo Nesbø durante la manifestazione Noir in Festival.

Il pomeriggio è iniziato con la presentazione del nuovo libro di Carlo Lucarelli, Peccato mortale (Einaudi 2018), intervistato dal critico letterario Sebastiano Triulzi.

Jo Nesbø è un autore norvegese da 40 milioni di copie, tradotto in 50 lingue, che deve il suo successo alla sua creazione, il commissario di polizia Harry Hole, protagonista di ben 11 romanzi.

Lucarelli, affiancato da Triulzi, procede con un’intervista esilarante. Da una parte lo scrittore italiano, un letterato e storico, con una grande presenza scenica, dall’altra, l’autore norvegese, disponibile, ma che ha regalato al pubblico risposte spiazzanti e non politically correct.

Nesbø parla del suo ultimo romanzo, Macbeth (Rizzoli, 2018), che gli è stato commissionato per il quattrocentesimo anniversario della morte di William Shakespeare. Inizialmente aveva dei dubbi sul dover scrivere un romanzo già indirizzato perché come ha dichiarato, “il bello di essere uno scrittore è avere un’idea e poterla sviluppare”. Successivamente il pensiero si è rivolto al suo innamoramento giovanile di Macbeth grazie al grande film di Polansky e ha anche ammesso che l’ispettore Harry Hole si ispira a questo personaggio classico.

Lo scrittore racconta la sensazione di non poter competere con la lingua meravigliosa del grande Shakespeare, quindi quello che ha fatto è stato buttare “letteralmente” le parole, mantenendo unicamente l’impalcatura della storia.

Nesbø ha ambientato Macbeth negli anni 70, in una città che assomiglia sia alla New York di quegli anni (ispirandosi a Ritorno dal nulla,The Basketball Diaries, film del 1995 di ScottKalvert), che alla piovosa città norvegese di nome Bergen.

Lo scrittore ammette che l’intervento delle tre streghe dell’opera originale non gli era piaciuto molto, ma che è altrettanto convinto che in un’opera d’arte non si possa cambiare niente, e quindi si è impegnato per attenersi fedelmente all’originale.

Lucarelli ha chiesto a Nesbø quale fosse il suo rapporto con il grande Raymond Chandler, e l’autore ha dichiarato di far parte di quella generazione che ha letto Chendler solo dopo averne letto le innumerevoli  imitazioni che si rifacevano al suo stile.

Quando successivamente ha letto proprio lui, ha capito che era il maestro, colui che aveva creato questo genere.

Jo Nesbø sostiene però che il suo scrittore di riferimento, il suo “blackhorse” è  James Myers Thompson, benché sia un autore più “ruvido” e che ha avuto molto meno fama e fortuna, lo preferisce.

Il focus successivamente si è spostato su un caso di cronaca contemporanea, nello specifico, la sparatoria sull’isola di Utoya del 2011, dove ci fu una vera e propria carneficina con oltre 90 vittime.

In quel contesto fu chiamato proprio Nesbø a rilasciare una dichiarazione sui fatti accaduti, e Lucarelli ha chiesto allo scrittore cosa ne pensa del coinvolgimento di letterati per interviste su fatti di cronaca.

Secondo Nesbø centinaia di anni fa gli scrittori erano anche i letterati, gli istruiti della società, ed erano quindi coloro che oggi chiameremmo sociologi, come per esempio Dickens, e aveva più senso chiedere il loro parere su fatti di attualità.

Oggi il pubblico è più acculturato ed informato e secondo lui è decaduta l’utilità nel coinvolgere gli scrittori in questi tipi di interviste.

“Quando mi chiesero di commentare cosa accade a Utoya, dissi che potevo rispondere solo come persona singola e che avrei parlato delle mie emozioni. Quello che ho provato come norvegese.”

La Libraia che si fa firmare un sacco di copie da Jo Nesbø 

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