L’anatra la morte e il tulipano – Wolf Erlbruch

by La Libraia

 

Ogni genitore, o chiunque stia a contatto con i bambini, potrà un giorno trovarsi davanti alla domanda spiazzante, “cos’è la morte?”

A me è capitato quando Aurora aveva 3 anni e mezzo. Il quesito iniziale fu in merito a dove fossero i miei nonni, dato che lei non li aveva mai visti.

La risposta spontanea da parte mia fu “in cielo”, ma la faccia perplessa della mia bimba e i suoi occhioni blu mi hanno fatto capire che non era soddisfatta delle mie parole.

Con ritmo cadenzato le domande che sono arrivate nelle settimane successive sono state:

“Ma andiamo tutti in cielo? Cosa si prova? E se tu vai in cielo a me cosa succede?”

Mi sono sentita non poco a disagio, mia figlia come è già accaduto tantissime volte da quando è nata, mi ha messa davanti a delle domande a cui io per prima non sapevo dare risposta.

Quindi la ricerca ebbe inizio. Dovevo trovare un albo illustrato che ci accompagnasse in questo meraviglioso viaggio di conoscenza. Insieme, infatti io ne avevo bisogno quanto lei di trovare delle risposte.

Ho trovato un albo meraviglioso, unico nel suo genere, che consiglierei a tutti di avere a portata di mano nella propria libreria, per grandi e per piccoli. Lo scrittore ed illustratore Wolf Erlbruch, vincitore nel 2006 del premio più importante della letteratura per ragazzi, il premio Andersen.

L’albo che ora vi presenterò è L’anatra, la morte e il tulipano (Edizioni E/O, 2007)

Un libro che racchiude dentro di sé tutte le risposte alle domande che ci siamo sempre posti sulla morte. Risponde in maniera laica, precisa, senza aver bisogno di assistenti affascinanti come il paradiso o l’inferno.

La prodezza di Erlbruch inizia fin dalla prima illustrazione in copertina, dove un’anatra alta e affusolata punta il becco verso il titolo. Voltiamo le prime pagine e vediamo il pennuto che sembra correre a destra e a sinistra, guardandosi attorno. Un senso di ansia pervade il lettore.

L’anatra arrivata davanti ad un muro, non può più sfuggire all’inevitabile, ed ecco che sopraggiunge la Morte.

Tutti abbiamo un idea di come dovrebbe essere iconograficamente rappresentata la morte, eppure Erlbruch ci propone uno scheletrino smilzo, in ciabatte e vestaglia a quadri, gentile.

La Morte le sorrise in modo amichevole.
In fondo era gentile, anzi molto gentile, se si esclude che era quello che era.

Sembra più una vecchia signora, una nonna. Anche se la testa a forma di scheletro non ci distoglie minimamente dal suo ruolo. Ha un tulipano in mano, un tulipano nero, che porta come un dono. Le mani cinte dietro la schiena, in una posizione paziente e aperta all’ascolto.

L’anatra comunque non è convinta, e cerca come tutti di noi di lambiccarsi, di temporeggiare davanti al suo destino. Le due vanno ad uno stagno, si conoscono, si avvicinano sempre di più l’una all’altra mentre l’anatra inizia con le sue domande indirette.

“Certe anatre dicono che si diventa angeli e si sta seduti sulle nuvole
e si può guardare la terra dall’alto.”
“Possibile” disse la Morte, e si mise seduta.
“In ogni caso le ali ce le hai già”.

Una morte tollerante e possibilista, che ci lascia una sensazione di serenità ad ogni risposta.

“Certe anatre dicono che nelle viscere della terra c’è l’inferno,
dove si finisce arrostite se non ci si è comportate da brave anatre”.
“E’ sorprendente ciò che vi raccontate voi anatre.
La verità è che non lo sa nessuno”.
“Nemmeno tu lo sai!” strepitò l’anatra.
La Morte si limitò a guardarla.

Nessuno di noi sa cosa sia la Morte, e cosa ci sarà dopo.

Le due allora decidono di salire su bellissimo albero, e vedono lo stagno dove erano state precedentemente.

Giù in basso, in lontananza, si vedeva lo stagno.
Era così silenzioso laggiù, e così deserto.
“Ecco come sarà, quando morirò” si disse.
“Lo stagno: tutto solo, senza di me”.

Il timore sensato di non sapere come andrà avanti il mondo senza di noi. La Morte risponde anche questa volta con schiettezza disarmante.

“Quando sarai morta, anche lo stagno sparirà; almeno per te”.

Tutto l’albo si basa sulla dolcezza e la compassione che vincono sulla paura di quello che ci aspettiamo dalla morte.

Non dobbiamo fuggirla, schivarla. Ma accettarla come un dato di fatto, una parte integrante della vita, proprio come dice il testo nelle prime pagine:

“Sei venuta a prendermi?”
“Ti starò accanto per il tempo che ti resta, nel caso…”
“Nel caso?” domandò l’anatra.

“Sì…nel caso ti capiti qualcosa.
Un brutto raffreddore, un incidente: non si può mai sapere.”
“E all’incidente ci pensi tu?”.

“All’incidente ci pensa la vita, come anche al raffreddore,
e a tutte le altre cose che possono capitare a voi anatre.
Per esempio la volpe.”

Ma quindi la Morte non è la colpevole? Non ci hanno sempre raccontato questo? No, secondo Erlbruch è la Vita che decide. Perché la Morte fa parte della Vita stessa. Questo passo, a mio parere fondamentale, viene ripreso anche al momento in cui l’anatra muore.

Nel testo il bimbo viene accompagnato in questo passaggio con un’immagine compassionevole della Morte, seduta accanto all’anatra che giace distesa.

Era accaduto qualcosa. La morte guardò l’anatra.

Non respirava più. Giaceva immobile.

Il passo non dice esplicitamente l’anatra è morta ma ci da un riscontro pragmatico e concreto : Non respirava più e non si muoveva.

La Morte coccola l’anatra mentre la porta al grande fiume, e l’adagia sulle sue acque.

La seguì a lungo con lo sguardo.
Quando la perse di vista, la Morte quasi si rattristò.
Ma così era la vita.

Ma così è la vita, che ci accompagna in un ciclo vitale, a stretto contatto con la natura.

Un flusso di energia e di vita che rimane comunque sempre qualcosa di terreno, come nell’immagine della quarta di copertina, dove il tulipano ora è alto e fiero. Il ciclo della vita.

Un albo magnifico, che ci farà riflettere, ma non darà spazio ad ulteriori indugi, perché è un libro che dà risposte semplici ma esaustive.

Aurora dopo aver letto questo albo una sola volta, non mi ha più fatto nessuna domanda. Ha voluto  solo rileggerlo più volte.

Certo, so che dovremo riaffrontare l’argomento quando raggiungerà età e maturità diverse, ma penso che questo testo mi abbia aiutata a dare a mia figlia le risposte che lei stava cercando.

Talvolta pensiamo che le risposte debbano essere troppo specifiche e finisce che per non entrare in grandi gineprai, indoriamo la pillola non attenendoci alla realtà.

Ma i bambini le pillole non le adorano, loro bramano solo l’onestà e la verità.

Potete trovare il libro cliccando qui.

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