L’ombra dello scorpione, versione integrale – Stephen King

by La Libraia

Parlare di un romanzo capostipite come L’ombra dello scorpione di Stephen King, per me, è un onore.

Mi sono immersa nella sua versione integrale, un capolavoro di quasi 950 pagine, dove la trama, i personaggi e le ambientazioni rimarranno impresse a vita nella mia memoria.

Uno scenario apocalittico ci porta in America settentrionale, anni novanta, dove a causa di un errore umano un’arma batteriologica  sfugge al controllo di una base militare e in poche settimane stermina il 99,4% della popolazione.

Chi conosce le mie recensioni sa che non amo fare spoiler, quindi cercherò di darvi degli spunti sulla trama per incitarvi a leggere questo libro, senza però togliervi la suspense di sfogliarne le pagine, fino all’ultima.

Il libro si divide in tre parti, la prima racconta minuziosamente cosa accade in diversi stati degli Usa durante il propagarsi della super influenza, Capitan Trips, come verrà soprannominata dai sopravvissuti.

Viene narrato come il virus è sfuggito al controllo all’interno della base e come, con la sua spietata diffusione, si propaga inesorabilmente sul territorio.

Un excursus sulle reazioni umane che si hanno davanti alle tragedie, il panico, la rassegnazione, la vana speranza. Le storie personali dei protagonisti si mischiano a quelle di personaggi che nascono e muoiono solo per il piacere di rendere ancora più realistica e viva la storia.

Nella seconda parte iniziano a delinearsi i profili di alcuni dei sopravvissuti, che ci accompagneranno nella storia. Sono personaggi reali, non speciali, non eroi. Uomini e donne comuni che dopo l’orrenda consapevolezza di essere rimasti soli seguono un unico impulso, primordiale e vitale :

l’istinto di sopravvivenza.

Personaggi disseminati tra i diversi stati, in piccole, medie e grandi città, tutte ricoperte di cadaveri e sature di quel nauseabondo fetore dei corpi in decomposizione. Tutti iniziano un esodo alla ricerca di altri esseri umani. Oltre alla loro immunità alla super influenza li accomunano anche i loro sogni e i loro incubi.

Nei sogni appare come una visione di pace e salvezza l’ultracentenaria Mother Abagail, che chiama a sé i sopravvissuti per accompagnarli verso la città di Boulder nel Colorado, chiamata la Zona Libera.

In contrapposizione, negli incubi appare l’uomo senza volto, Randall Flagg, un’entità maligna che invita le persone a seguire i loro impulsi più perfidi e di raggiungerlo a Las Vegas, città della perdizione.

Qui si apre un filo conduttore che ci trascina per tutto il romanzo, il libero arbitrio. Tutti possono decidere da che parte stare, con il bene o con il male.

Con non poche vicissitudini i sopravvissuti arrivano nelle due città di riferimento, chi guidato da Mother Abagail cerca di ricostruire una città basata sulla democrazia, chi seguendo Flagg, sotto un clima di terrore segue i suoi dettami con la paura di essere crocefisso in caso di errore.

Nella terza parte del libro le due città capiscono di essere davanti ad una guerra imminente.

Lo scontro simbolico tra bene e male, Mother Abagail è guidata dalla benevolenza di Dio, Flagg è l’anticristo, o forse, il diavolo in persona.

Chi vincerà?

Il finale non è scontato, e fino all’ultima pagina l’intimo pensiero dell’autore sulla lotta tra bene e male non trova risposta.

Troverete personaggi che amerete, che considererete quasi vostri amici tanto sono reali. Altri li odierete dal profondo del cuore, fino a provare compassione per tanta cattiveria. Viaggerete zaino in spalla con i vostri beniamini, prediligendo le biciclette e le moto, perché muoversi in macchina è quasi impossibile, troppe auto ferme in ingorghi di morte.

Tra amori, tensione e colpi di scena, tramite la voce del personaggio Glen Bateman ( il mio preferito), si parlerà di sociologia, e di cosa potrebbe accadere all’umanità dopo che Capitan Trips ha devastato il mondo, supposizioni scritte nel 1978, ma attualissime.

Curiosità

  • La prima edizione di L’ombra dello scorpione uscì nel 1978 (Bompiani, 1983) in una versione ridotta, di ben 400 pagine. E’ lo stesso Stephen King a raccontarcelo nel prologo presente nella versione integrale uscita nel 1990 ( Bombiani, 1991). L’autore confessa qui che i critici giudicarono l’opera troppo prolissa  come “la manifestazione del narcisismo di un autore, che può permetterselo grazie al successo delle sue opere”. King decise di proporre successivamente ai suoi lettori la versione integrale perché le parti eliminate, a suo parere, erano fondamentali per rendere la storia più avvincente e reale. Il libro nella sua interezza non fu pubblicato subito per motivi commerciali, difatti si presupponeva che un autore agli albori (benché già famoso), non avesse un pubblico pronto a spendere tanto per un romanzo così lungo. King aveva pubblicato a quei tempi solo 3 romanzi, stiamo parlando dei capolavori Carrie ( Sonzogno,1977), Le notti di Salem Sonzogno,1979) e Shining ( Sonzogno,1978, con il titolo Una splendida festa di morte).
  •  Il personaggio diabolico di Randall Flagg viene presentato per la prima volta in L’ombra dello scorpione, ma divenne l’antagonista anche in Gli occhi del drago (Sperling & Kupfer,1988) e nella saga della Torre Nera (8 libri tutti editi in Italia da Sperling & Kupfer tra il 1982 e il 2012).
  • L’ultimo capitolo Il cerchio si chiude è presente solo nella versione integrale, e fornisce gli spunti che verranno trattati poi nella saga della Torre nera. 
  • Stephen King scrisse l’Ombra dello scorpione in sedici mesi, il tempo più lungo che abbia mai impiegato lo scrittore per fare una prima stesura.
  •  L’ombra dello scorpione fu pianificato da King come un romanzo epico, sulle orme di Tolkien nel Il signore degli anelli. In un’intervista King afferma che per almeno 10 anni ha avuto l’intenzione di scrivere un libro sulle orme di Tolkien, ma in stile americano. Non sapeva come fare, ma dopo essersi trasferito a Boulder con moglie e figli vide sulla CBW un programma che parlava di guerre batteriologiche. L’autore racconta che mai si scorderà come i topi del servizio televisivo morivano agonizzanti in meno di 20 secondi. King ebbe il primo input per il suo romanzo epico all’americana, con una super influenza che distruggerà gli USA. Lo scrittore conclude l’intervista facendo le similitudini tra il suo eroe Texano Stu Redman e un hobbit, Randall Flagg e il Signore Oscuro, e la terra di Mordor che in L’ombra dello scorpione è rappresentata dalla città di Las Vegas.
  • Altra differenza importante tra la versione integrale e quella ridotta sta nel periodo d’ambientazione, anni novanta nel primo, anni ottanta nel secondo.
  • Anche se ne è stata annunciata la produzione, al momento non esistono trasposizioni cinematografiche del romanzo. Esiste solo una miniserie televisiva del 1994, divisa in quattro episodi scritti dallo stesso King.

Potete trovare il libro cliccando qui.

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